Philip Roth: uno scrittore con un grande impegno sociale e politico

Philip Milton Roth è stato uno scrittore statunitense molto importante; morto nel 2018 a Manhattan (città di New York) dopo essere stato una delle personalità letterarie di maggiore successo e notorietà degli ultimi anni.

Noto per la sua scrittura fortemente americana e “di vocazione” ebraica; si cimenta in una serie di romanzi di successo facendolo entrare, ben presto, nell’Olimpo degli scrittori più famosi d’America. Roth apparteneva, infatti, a quella cerchia di scrittori ebrei in lingua inglese quali Bernard Malamud, Paul Austen, Saul Bellow… caratterizzati da una scrittura che non trattava necessariamente la vita ebraica nelle sue dinamiche religiose quanto, piuttosto, il subire la forte presenza della persecuzione e anche la naturale empatia per le minoranze perseguitate.

Nelle sue opere è presente, anche, il conflitto generato dall’approccio che lo stesso Roth ebbe rispetto a figure quali Kafka e Freud; entrambi importanti figure di riferimento in differenti sfere di attività (letteraria e psicoanalitica) con molti elementi in comune.

Più volte nominato al Premio Nobel non riuscì mai a vincerlo ma, in compenso, fu ampiamente premiato con premi di grande valore letterario quali, tra gli altri, spicca il Premio Pulitzer per la Narrativa – nel 1998 – , Premio Franz Kafka … fino ad ottenere il privilegio della Legion D’Onore dalla Repubblica Francese – nel 2013.

Il Philip Roth più conosciuto è quello di Pastorale Americana

 

Pastorale Americana  fu un’opera scritta nel 1997 che gli valse il prestigioso Premio Pulitzer per la Narrativa l’anno successivo. È il suo romanzo più famoso anche perché fu reso celebre dalla trasposizione cinematografica interpretata e diretta da Ewan McGregor del 2016.

Perché viene ritenuto un romanzo fondamentale per il popolo americano? La trama sarà certamente esaustiva per comprendere meglio il successo ottenuto in Patria e all’Estero.

In questo romanzo compare il suo alter ego narrativo – espediente che ripeterà più volte anche in altri romanzi – con la persona di Nathan Zuckerman e tutto inizia con qualcosa che in America è quasi “familiare”: il ritrovo degli ex-alunni.

Proprio in uno di questi incontri, Zuckerman ritrova un vecchio compagno di classe e iniziano a parlare. Si tratta di Jerry Levov. Tra i due si scandiscono i ruoli sociali del passato, spesso “ruoli sociali idealizzati” in quando frutto di relazioni tra ragazzi e questa prima “fatica emotiva” trova una sua naturale evoluzione con il confronto con il loro presente di uomini adulti.

Levov, in particolare, inizierà a parlare della vita del fratello maggiore Seymor Levov per il quale Nathan Zuckerman aveva una vera e propria venerazione in passato, legata sia alla fisicità e sia alle abilità che lo stesso Levov aveva dimostrato a scuola.

La storia sarà, però, tutt’altro che felice e porterà lo stesso Zuckerman a guardare il suo vecchio modello con occhi differenti, quasi compassionevoli. Levov inizia una vita matrimoniale all’insegna della perfezione come naturale proseguo della sua esperienza al college ma tutto cambia quando accadrà un fatto molto grave che interesserà la figlia. Da questo momento in poi nulla sarà più come prima, per sempre!

Temi ricorrenti in Roth

Si intrecciano vari elementi molto significati nelle opere di Philip Roth e forse è proprio questa la vera grandezza dello scrittore: citare e trattare tematiche molto impegnative senza volerle affatto sminuire ma ponendole nelle storie con il loro “grande” peso specifico.

Tra le tematiche maggiormente trattate dallo stesso scrittore statunitense abbiamo la Guerra in Vietnam, i disordini sociali e razziali, lo scontro atavico contro i comunisti… temi che, in realtà, mostrano la fragilità interna del grande popolo americano. Mai del tutto superati e che li riscontriamo osservando le lotte di scrittori e scrittrici del passato, ad esempio Sarah Margaret Fuller, Hawthorne, Lee Masters… ma anche da movimenti contemporanei quali l’attuale Black Lives Matter, per citare il mondo afro-americano tra tutti.

Roth ci scava volontariamente con l’intento terapeutico di curare profonde ferite, vecchie e nuove, della sua Nazione.

Ho sposato un comunista, altro romanzo di Roth

Anni Cinquanta, nei quali il Mondo sta cercando di dimenticare la Guerra Mondiale finita da poco ma non riesce, ancora, a lavarsi via da dosso il sangue versato.

Il romanzo è ambientato in America dove un attore radiofonico con un certo impegno sindacale sposa una collega.

Philip Roth non perdura molto nella felicità e così, nel giro poche pagine, ci si rende conto che questa coppia è destinata a tristi epiloghi: abituati ad essere adulati e vezzeggiati, non riescono a conciliare le loro aspettative e collidono.

Iron Rinn, questo il nome dell’uomo, non credeva fosse possibile la ex diva del cinema muto Eve Frame e quando la conduce all’altare tutto sembra andare fin troppo bene. Purtroppo le condizioni economiche di Rinn non sono paragonabili alla ricchezza della Frame.

Roth, a questo punto, inizia con la sua magia di ingarbugliare, con le cose della vita, la trama e di renderla dannatamente vivibile, generando una naturale catarsi nel lettore.

Il passato dei due protagonisti influisce sulla loro storia sentimentale quasi a voler ribadire che non si può essere felici se non ha un passato simile, se non si comprendere la natura profonda che ci caratterizza. Frame è una donna borghese e benestante e vuole continuare a mantenere il proprio status mentre Rinn è figlio della classe proletaria e per questo fa sì che si tratti di un sopravvissuto!

All’ennesima discussione, per rabbia e per vendetta, la donna dice in radio che il marito è comunista e da quel momento la macchina del fango e dell’odio si mette in moto senza chiedersi se sia vero oppure no!

Questo ciò che vuole mostraci Roth con questo romanzo: la sua Patria è stata ed è tutt’ora Terra di ingiustizie anche se professate in nome della libertà

Ho sposato un comunista  esce nelle edicole nel 2014 e fa subito molto discutere.

Per concludere possiamo dire che…

Roth può piacere o meno ma resta un autore completo perché oltre ad aver posseduto il grande dono della scrittura ha anche dotato le sue belle frasi con concetti altrettanto nobili.

Perennemente in conflitto con se stesso e con ciò che è giusto e cosa non lo è.

La sua è una scrittura sofferta, meditata e riflessiva anche se le costruzioni sintattiche, il linguaggio usato e le ambientazioni sono abbastanza contemporanee e ci portano ad una lettura scorrevole e rilassante.

Roth ha fatto centro più volte, facendoci sentire tutti un po’ più americani e non solo perché dalla parte dei vincitori!

Ludovica Cassano

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