La bellezza della diversità
Stefano Fiore in “Un bicchiere di Bicarbonato”
“La psicologia fa da padrona in tutto ciò che scrivo”
Stefano Fiore nato a Messina nel 1960. Laureato in scienze politiche alla Luiss, e in psicologia alla Sapienza di Roma. Ha pubblicato: nel 2021,il saggio La personalità schizoide, con Edoardo Giusti, per Armando; nel 2022,il saggio I test proiettivi, con Paola Urbani, per Epsylon Editrice; nel 2023, il romanzo A me non è permesso, con LuoghInteriori; nel 2024, il romanzo Le sorgenti dell’inferno River, sempre con LuoghInteriori.
M.L.: Da dove nasce la passione per la scrittura?
S.F.: “Nasce con me, appena ho imparato a leggere e scrivere. La parola scritta era uno strumento, e un giocattolo fantastico, con lei potevi creare e ricreare la realtà a tuo piacimento, esserne il padrone, e ricevere anche apprezzamento dagli altri.”
M.L.: Nel libro parla di un uomo che inizialmente non sa ciò che vuole e con il passare del tempo le cose cambiano. Da dove nasce questa idea?
S.F.: “Per Sergio, il protagonista del libro, le cose cambiano perché incontra una persona che gli cambia la vita, Elena, giovane psicologa in formazione: che lo riconosce per quello che è, e lo accetta e lo apprezza; e proprio così facendo avvia in lui un processo di maturazione e di consapevolezza.”
M.L.: Da una laurea in psicologia e scienze politiche come è arrivato alla scrittura?
S.F.: “Mi sono sempre sentito scrittore, fin da bambino. Fantasticavo già allora di vincere il premio Nobel per la letteratura. Le lauree sono venute dopo e non sono mai state molto importanti per me. Scienze politiche allora era, non so adesso, il classico parcheggio per chi non sa cosa vuol fare da grande. Psicologia invece l’ho presa da cinquantenne, perché dai 20 anni in poi avevo letto, studiato e praticato tanta di quella psicologia, come paziente, counselor e studente di psicoterapia, che ormai ne sapevo certamente di più di un giovane neolaureato.”
M.L.: Lei ha scritto libri molto distanti fra loro. Intende spaziare ancora?
S.F.: “Finora ho scritto tre saggetti di argomento psicologico, e tre romanzi. La psicologia dunque la fa sempre da padrona, e costituisce il filo rosso di tutto quello che scrivo. E’ la mia chiave di lettura del mondo e della realtà, come per un altro potrebbe essere la religione, o un credo politico. Uno dei saggi poi, quello a cui sono più affezionato, era sulla personalità schizoide, e non a caso tutti i miei personaggi da romanzo sono più o meno degli schizoidi. Il che, non vuol dire affatto “matto”: gli schizoidi sono persone che hanno uno scarso contatto e uno scarso radicamento con la realtà, e vive chiusa nella torre d’avorio della propria interiorità e dei propri pensieri.”
M.L.: La scelta del titolo da dove nasce?
S.F.: “Il titolo è una citazione tratta dal libro “La diagnosi psicoanalitica”, della grande psicoanalista americana Nancy McWilliams. McWilliams, nel capitolo dedicato alla personalità schizoide, racconta che, a proposito di un paziente di questo tipo che lei aveva in cura, il suo supervisore una volta le disse: “Quest’uomo ha bisogno di bicarbonato e tu continui a volergli dare una torta”. Cioè, McWilliams, con tratti di personalità depressiva, che facilmente in un terapeuta si traducono nell’orientamento a “dare” e ancora “dare” ai pazienti (dare agli altri quello che loro non hanno avuto), faceva sforzi accaniti e invadenti per raggiungere l’interiorità del paziente, che, da bravo schizoide, si ritraeva, e non si faceva “toccare” emotivamente. Allo schizoide bisogna fare poca pressione, “dargli” a piccole dosi, stare molto attenti a non invaderlo. “
M.L.: Con questo libro in particolare cosa vuole trasmettere al lettore?
S.F.: “L’idea che non c’è un modo unico di essere e di stare al mondo, ma che ognuno è diverso, e tutti hanno diritto a ricevere riconoscimento, rispetto e accettazione. E, in particolare, in materia di identità di genere, ruoli sociali connessi all’appartenenza di genere, e orientamento sessuale, voglio sottolineare con forza che non c’è un solo modo di essere maschio, ma che la maschilità si può declinare e vivere in tanti modi.”
Martina Luciani