Gabriele Astolfi, ‘L’amante inviolata’

Un romanzo investigativo dalle tinte cupe, sospeso tra i misteri della morte e dell’amore

Gabriele Astolfi nasce a Bologna e vive nell’Appennino bolognese. Ha scritto romanzi e raccolte di racconti. Ama i cani, i libri, il mare e la montagna. Nel 2024 torna in libreria con ‘L’amante inviolata’. Nel libro, il giornalista politico Marco Cincotti è assegnato d’improvviso alla cronaca nera. Il primo caso: la fiera della Morte, un cadavere in una bara-frigo e sullo sfondo un’inquietante serie di omicidi. Quando la ricerca della verità costringerà Cincotti a fare i conti col passato, scovare il confine che separa amore e morte non sarà più così facile.

L.P.: Cosa ha rappresentato la letteratura nella sua vita prima di scrivere un libro? E ora che è diventato autore?

G.A.: La lettura di un libro è uno dei piaceri della vita, è passare del tempo con qualcuno – l’autore più che qualcosa, il libro – con cui si desidera davvero passarlo. Non è solo una forma di evasione, ma un modo per accedere alla propria vita interiore, entrare in contatto con le proprie profondità e le emozioni che vi sono nascoste. È una necessità, un bisogno.
Da autore non è cambiato nulla, il piacere di leggere è lo stesso, e a questo si aggiunge il piacere e la fatica di scrivere. Magari anche la responsabilità che, scrivendo, ci si assume nei confronti di chi ha scritto prima di noi.

L.P.: Il suo protagonista è un uomo complesso, che ha conosciuto il dolore ed è riuscito a superarlo solo a caro prezzo. Cinico, scaltro, dalla lingua tagliente: è il tipico investigatore hardboiled. Cosa può dirci di più sul personaggio di Marco Cincotti?

G.A.: Marco Cincotti si è ammalato di una malattia per la quale ha rischiato di morire, da cui è uscito con un grave handicap, per quanto non visibile a occhio nudo. Ha cominciato come giornalista politico finché non è stato declassato a giornalista di cronaca, per lo più nera ma non solo. Il cambio all’inizio lo destabilizza, poi si accorge che la cronaca non bluffa come la politica, e passare da questa a quella nel tratteggiarne i caratteri è come passare da una stanza dall’aria
viziata a un ambiente dall’aria cristallina. Diventa un investigatore sui generis, che cerca di capire il perché e il percome di un crimine osservando i particolari e valendosi dell’intuito e delle sue conoscenze di onomastica.

L.P.: Amore e Morte, Eros e Thanatos, sono gli estremi del più ampio arco tematico entro cui si svolge la vicenda. Quali sono le ragioni di questa scelta?

G.A.: Amore e morte sono opposti. Amore deriva da “a” (alfa privativo) e “mors” = morte. Significa “non morte”,
per l’appunto il contrario della morte. L’amore lo conosciamo tutti, l’abbiamo vissuto, ognuno a modo suo. La morte no, è il tabù del nostro tempo, ciò che non si conosce e di cui non è bene parlare. E invece bisognerebbe, perché tutto ciò che viene represso finisce per avere la meglio. Salta fuori come una molla compressa. Di qui la scelta di scriverne, magari per esorcizzarla.

L.P.: Il romanzo affronta tra gli altri il tema della psicopatologia attraverso la figura di Teresa, che soffre di una grave forma di depressione in seguito a un lutto. Quali sono le possibilità della letteratura rispetto a simili, oggi più che mai diffuse problematiche?

G.A.: Le possibilità della letteratura nel trattare la psicopatologia sono enormi. Penso a ‘Follia’ di Patrick McGrath e, dello stesso autore, ‘Spider’ e ‘Trauma’. Ma anche al bel libro di Matt Haig, ‘Ragioni per continuare a vivere’, la vera storia della sua depressione e di come ne è uscito. Per non parlare di Freud e degli infiniti saggi sulla depressione. Ma il vero gigante è Dostoevskij, il primo a esplorare nei suoi romanzi la mente umana con le sue ombre, le aberrazioni e le devianze. Impossibile riuscire a fare meglio.

L.P.: Nel corso di tutta la trama i pensieri del protagonista sono a più riprese rivolti a un altro personaggio,muto ma nondimeno parlante: la cagnolina Lilly. Lo spunto alla base di questo rapporto proviene forse dalla sua vita privata?

G.A.: Non riesco più a scrivere qualcosa senza inserire un cane, come se i cani facessero parte non solo della mia vita reale, ma anche di quella che traspongo sulla carta. Vivere con un cane è impegnativo, comporta delle scelte, ma a vivere senza manca chi ti ama come nessuno, senza un motivo o un merito; chi ti capisce senza parlare e con cui tu parli, certo di essere inteso; manca chi perdona i tuoi errori e ti segue in capo al mondo fino alla morte.
Abbandonarli o far loro del male è un delitto. Leonardo da Vinci diceva: ‘Verrà il giorno in cui gli uomini conosceranno l’anima degli animali e ucciderne uno sarà come uccidere un essere umano’. Quel giorno prima o poi verrà.

L.P.: Le ultime pagine sembrano restare aperte alla possibilità di un prosieguo della trama. ‘L’amante inviolata’ avrà un sequel?
G.A.: Sì, le avventure di Cincotti avranno un sequel con una storia tutta nuova.

Lorenzo Patriarca

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