Chissà cosa avrebbe pensato Sir Arthur Conan Doyle della sua creatura, di Sherlock Holmes e del suo fidato Dottor Watson se avesse visto la serie TV britannica targata Steven Moffat e Mark Gatiss con due interpreti all’epoca famosi ma non ancora famosissimi (come lo sono oggi) e si parla di Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, rispettivamente nei panni dell’investigatore più celebre al mondo e del suo assistente.
Cosa rende questa versione di Sherlock Holmes tanto particolare?
A rendere unica questa produzione è, innanzitutto, l’ambientazione perché si tratta di Londra (certamente), si tratta del 221B di Baker Street (ovvio) ma il tempo non è lo stesso immaginato dal suo ideatore perché si fa qualche passo in avanti nella storia e si ambienta la sceneggiatura in età contemporanea. Ciò che, quindi, si vedrà sullo schermo televisivo saranno le luci del capoluogo britannico come il suo traffico e la vita di quella città come siamo immaginati a percepirla ora. Questa vicinanza temporale aiuta a creare una maggiore immedesimazione e per chi avesse letto il romanzo originale si avrebbe anche la certezza che il nostro Sherlock è un moderno.
Sherlock qui è affetto da una patologia (a dircelo sarà lo stesso protagonista nella prima puntata quando incontrerà per la prima volta la sua futura spalla, il dottore Watson) ovvero è un sociopatico iperattivo che – a volte – lo renderà sgradevole al pubblico perché estremamente schietto e alquanto indelicato ma, va detto, è un genio con delle capacità deduttive e mnemoniche sopra la media che lo rendono inarrivabile e quindi affascinante.
Sherlock è un po’ come quell’uva troppo alta, non facilmente raggiungibile dalla volpe che la definisce acerba. In fondo ognuno di noi vorrebbe essere un po’ Sherlock Holmes (probabilmente accattando anche i contro della sua personalità disturbata) ma siamo coscienti di non averne le qualità.
Parliamo un po’ di più della serie Sherlock
Realizzata tra il 2010 ed il 2017 è attualmente visibile sulla piattaforma Netflix. Oltre ai due protagonisti che abbiamo accennato prima e che non hanno bisogno di presentazioni considerando che, ormai, sono estremamente popolari avendo fatto il salto nel cinema a stelle e strisce (Benedict Cumberbatch e Martin Freeman), abbiamo uno dei due ideatori (Mark Gatiss) nel ruolo del fratello parimenti geniale, legato ai Servizi Segreti britannici come membro dall’altissimo profilo, nonché fratello maggiore di Sherlock ovvero Mycroft Holmes ma il cast è realmente di tutto rispetto.
La serie, se possibile, va vista in lingua originale perché ci si rende davvero conto del grandissimo livello attoriale che lo caratterizza.
I dodici episodi (più uno speciale) si dividono in quattro stagioni, perciò, potremmo dire che si tratta piuttosto di miniserie che di una serie TV vera e propria; ogni episodio dura all’incirca 85-90 minuti di grande adrenalina, inseguimenti e soprattutto di riadattamenti delle celebri avventure del romanzo originale che è stato, in questa occasione, riadattato magistralmente.
In conclusione su Sherlock
La serie Sherlock è davvero ben fatta, ben recitata, con ottimi protagonisti ed altrettanto eccellenti cattivi come Jim Moriarty, personificato da Andrew Scott ed altri che non verranno citati per evitare spoiler. Ogni episodio scorre ma mai in modo banale e più lo si guarda e più si potranno scorgere particolari che, a primo impatto, potrebbero sfuggire.
Questo prodotto non è una novità ma può essere considerato, per i cultori del genere giallo e per gli appassionati di serie TV e di cinema, un vero e proprio cult. Perciò che dire se non “elementare Watson!”.
Ludovica Cassano