Pierina Gallina in “Vita da emotiva”

 Emotività non fragilità

 Pierina Gallina in “Vita da emotiva”

 Non bisogna aspirare alla perfezione per vivere come si deve

Vive a Codroipo (Udine), dove è nata nel 1952, con la numerosa famiglia, tra cui sette nipoti. Ha una vita da scrittrice, poetessa, giornalista-pubblicista, insegnante di scuola dell’infanzia e viaggiatrice. Ha pubblicato 8 libri: 3 di poesie, 4 di fiabe, 1 saggio ed è co-autrice del libro “La Ruota”. È vincitrice di svariati concorsi letterari, nazionali e internazionali, tra cui il premio Andersen e “Salva la tua lingua locale”, a Roma, in lingua friulana. Le sue opere sono inserite in numerose antologie e riviste letterarie.

M.L.: Da dove nasce la passione per la scrittura?

P.G.: “Credo sia nata con me. Ho sempre scritto, da quando ho imparato a farlo. E continuo, perché non posso farne a meno. Scrivo in varie forme: poesia, haiku, racconto, fiaba, articolo giornalistico, saggio. Ho pelle di parole. Mi attraggono, mi vestono, mi abitano.”

M.L.: Nel libro parla di emotività intesa non come fragilità. Cosa vuole far capire e trasmettere con questa tematica?

P.G.: “Questo libro ho voluto scriverlo per incoraggiare gli emotivi, ovvero il 30% dell’umanità, a non vivere l’emotività come fragilità, bensì come dono, quasi un superpotere. E a non aspettare di avere settant’anni, come me, per capirlo.”

M.L.: Per lei quanto è importante far trapelare le emozioni?

P.G.: “È molto importante, perché l’emotivo non riesce a indossare maschere, anche se si impegna in tal senso. La sensibilità, le lacrime sempre in tasca lo smascherano. Ed è una specie di salvavita. Quindi non ha senso vergognarsene. Ci si può vergognare a rubare, mai e poi mai a piangere o a vivere con il cuore in mano.”

M.L.: Lei hai scritto molti libri distanti tra loro. Intende spaziare ancora o ha un genere che predilige?

P.G.: “È vero, ho pubblicato libri di fiabe, di poesie, saggi. Avendo insegnato nella scuola dell’infanzia per 42 anni, ho maturato il naturale fascino per le storie e per le fiabe. Ma, studiando la scrittura, anche immersiva, con le tante tecniche e i tanti generi, ho potuto spaziare nelle pubblicazioni. Tuttavia, il mio genere preferito è il noir ai confini dell’horror, anche se non ho ancora osato pubblicare nulla al riguardo. Ma materiale pronto ne ho.”

M.L.: Ha incontrato difficoltà durante la scrittura di questo libro?

P.G.: “Sì. Infatti ha avuto una gestazione di almeno cinque anni. Ci tenevo a scriverlo, proprio per l’idea di voler aiutare chi è come me, sensibile, permaloso, fragile, insicuro, appunto. Ho voluto sottolineare i valori di un emotivo: l’empatia, la capacità di entrare nell’altro senza chiedere permesso, la generosità, il bisogno sociale. Sono partita da me per arrivare all’emotivo, a chi gli vive accanto e non ha vita facile. Per questo faccio riferimento anche all’enneagramma, o studio delle nove intelligenze. Insomma, questo saggio, volutamente sintetico, esplora il cammino dell’emotivo. Anche se la solitudine è spesso la sua stanza dei giochi! Attenzione: la solitudine in propria compagnia è molto diversa dall’abbandono.”

M.L.: Secondo lei perché nel mondo odierno si tende sempre più spesso a nascondere ciò che si prova?

P.G.: “Perché si vorrebbe sempre essere all’altezza, addirittura a bordo perfezione. Forti, sicuri, prestanti in ogni ambito. Cosa impossibile! Non è solo la società che tende a richiedere ciò, ma l’idea che l’emotivo fa di se stesso: un diverso che vale di meno, che non è mai abbastanza, che va avanti a suon di “non” e nutre di più il lupo nero che quello bianco. Scusa, ma cosa vuol dire essere all’altezza? Di chi e di che cosa? Ognuno è persona unica e irripetibile, giusta, alla propria altezza. Mai a quella di qualcun altro.

Ecco, nel libro dico tutto questo. Partendo da me, arrivando a te, a noi!”

Martina Luciani

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