A cento anni dalla nascita di uno degli scrittori più importanti e significativi per il nostro Paese, stiamo qui a celebrare Italo Calvino.
Descrivere Italo Calvino è estremamente difficile perché non possono bastare le parole di un articolo. La sua vita è stata densa tanto quanto – e probabilmente non a caso – come la sua produzione letteraria.
Nasce a Cuba nel 1923 ma da allora non si fermerà mai. Come ha egli stesso affermato in una intervista parlando della sua amata Liguria disse che “i liguri si dividono in due categorie: quelli che si attaccano agli scogli come patelle e non li lasciano mai e quelli che, invece, non riescono a stare fermi nello stesso luogo. Quelli che viaggiano ma che, come lui, alla fine ritornano”. Ecco questa è una possibile immagine per descrivere una personalità davvero unica. Immaginiamo per un secondo di essere Calvino, partigiano, a combattere nella resistenza e di riuscire a contribuire con la fatica, la paura e – penso – anche molte lacrime alla cacciata del tiranno e al ritorno della libertà.
A questo punto siamo solo all’inizio di una vita pienamente vissuta e troviamo un Calvino che partecipa alla vita politica del Partito Comunista al quale si tesserò e che – parliamoci chiaro – risultava essere la scelta più ovvia e lineare.
Eppure Calvino è un idealista e anche un sognatore – nonostante tutto – e non accetta che ci si sia “adattati” e che si sia quasi diventati come coloro che si combatteva (certo non si uccideva e si deportava nessuno ma non bastava!) e allora Italo lascia il Partito perché la ricostruzione gli sembra corrotta e finta. Lo stesso Calvino, però, sostiene che la scelta del Partito Comunista non fu ideologica poiché sentiva in cuor suo di essere anarchico e, anche, che ciò che serviva era l’azione.
È il tempo del romanzo La città invisibile dove, appunto, si rende conto che quelle menti così devote alla causa si sono ammorbidite con il progresso e la pace.
Crede fermamente nella ricostruzione come rinascita non sono urbanistica ma anche morale, comunitaria, di una società che era riuscita a superare la difficoltà del Fascismo e della distanza culturale e territoriale – per esempio – tra le file partigiane.
Ne La città Invisibile altro non c’è che questa speranza verso un futuro fatto di buoni propositi che – però – verranno amaramente disilluse e che lo condurranno ad abbandonare il PCI vedendo un capitalizzarsi dei leader di partito che si erano fatti corrompere/distrarre dal benessere e aveva perso di vista la causa.
Calvino e il periodo maturo
Calvino fu anche un grande viaggiatore, sempre con un piede (anzi con entrambi i piedi) in Italia anche grazie alle svariate attività editoriali – tra le quali quella longeva con la Casa Editrice Einaudi – ma senza dimenticare la sua scelta di vivere in Francia – a Parigi – per gran parte della sua vita. Fece parte anche del Gruppo 63 nei quali orbitavano personalità molto note e che aveva come obiettivo il superamento dell’uso della lingua italiana secondo i canoni conosciuti, quelli classici ma l’utilizzo del suono, della fisicità e dell’uso della lingua stessa in una veste nuovo. Da questo gruppo si formarono anche molti avanguardisti e surrealisti linguistici tra i quali citiamo Spatola ma non solo.
La sua ricerca della forma per superarla si vede, anche, nell’interessarsi alla scrittura di uno sconosciuto Gianni Celati che aiuta facendogli pubblicare il suo primo libro dal titolo Comiche.
Proprio il rapporto con questi li condurrà ad una vera e profonda amicizia non solo professionale (Celati e Calvino si scambiavano reciproche idee sulle tematiche più disparate e anche su ciò su cui erano di volta in volta impegnati) oltre che dal punto di vista umano.
Calvino e Il sentiero dei nidi di ragno
Il romanzo che segna l’esperienza della resistenza si traduce nel romanzo Il sentiero dei nidi di ragno (pubblicato nel 1947 da Einaudi) che vede come protagonista Pin, un giovane di bassa estrazione sociale, a volte maleducato, ribelle, pagliaccio e menefreghista. Pin vive una vive a metà perché troppo giovane per le esperienze che gli presenta la vita e con troppa esperienza per fare il bambino. Si costruisce un luogo magico dove, appunto, fanno i nidi i ragni che è il suo giardino segreto in cui poter essere solo un bambino e nulla più e che terrà gelosamente per sé fino a quando…incontra Cugino.
in conclusione possiamo dire che…
Calvino muore troppo presto perché ci si chiede cosa ancora sarebbe stato capace di dire e di scrivere e non possiamo che rammaricarcene profondamente ma – purtroppo è cosa nota – siamo a conoscenza del fatto che fosse affetto da una malformazione che avrebbe dovuto ucciderlo molti anni prima quindi, per certi versi, è vissuto più a lungo (meglio per tutti noi!). Tutto questo per ricordare più di un semplice scrittore, saggista, editore… ma un vero e proprio intellettuale del quale – adesso – l’Italia avrebbe certamente avuto un gran bisogno. Italo Calvino ci manca ma possiamo consolarci con la quantità di opere creare da lui o nelle quali è citato che sono, obiettivamente, molto consistenti.
Ludovica Cassano