Francis Scott Fitzgerald – una vita tipica della Golden Age

Francis Scott Fitzgerald fu un esempio di uomo apollineo (ovvero levigato, cesellato, controllato e delicato) in netta opposizione con la versione più mascolina, vitale, incontrollata tipica dell’uomo dionisiaco (un esempio tra tutti fu Hemingway. Proprio i due scrittori vengono meglio compresi se contrapposti uno all’altro poiché contemporanei, conoscenti e dalle vite estremamente differenti.

Tornando a Fitzgerald la prima cosa che appare evidente è il prefisso Fitz- del cognome che ne indica le origini irlandesi (sia da parte di padre che da parte di madre) e che visse in una famiglia abbastanza nevrotica.

Il padre era un commerciante permettendo alla sua famiglia di vivere in una condizione economica relativamente agiate (classe media dell’epoca) che, però, non compensavano con altrettanta cultura e che aveva delle strane abitudini: sappiamo che la madre di Francis Scott aveva la malsana abitudine di uscire tutti i giorni con l’ombrello (una sorta di coperta di Linus) e che era diventata particolarmente indulgente con il figlio perché aveva avuto un aborto di una bambina prima della nascita di F.S.F.

La morbosità e proiettività della madre si riversa sullo scrittore, all’epoca solo un ragazzo, che diventa il centro della vita dei due genitori, una sorta di ragione di esistenza, che li porterà a viziare pesantemente il giovane Francis. Un esempio della loro indulgenza che può vedere anche nella frequenza scolastica assolutamente facoltativa del figlio che poteva fare qualsiasi cosa ottenendo sempre il supporto economico necessario.

La libertà con la quale vive Francis Scott Fitzgerald si trasforma quasi in una vita da studente universitario molto liberale (potremmo quasi dire bohemien) durante gli studi a Princeton dove passerà il tempo nelle numerose confraternite piuttosto che studiare.

Fitzgerald, le relazioni sentimentali e la guerra

Durante le vacanze estive, nel periodo dell’Università di Princeton, Francis Scott Fitzgerald incontra la flapper Ginevra King e inizia una relazione travolgente con la ragazza. Ginevra King era la classica ragazza disinibita, sopra le righe e bellissima. Si istaura tra di loro un rapporto malato dove Francis Scott era innamorato della giovane mentre Ginevra sembrava preferire la sua libertà; tutto questo porta il giovane Fitzgerald a non accettare il rifiuto e si chiude in una gelosia ai limiti della morbosità che si esauriranno solo quando Ginevra King decide di lasciarlo. L’occasione per uscire da questa situazione di depressione porta il giovane F.S.F. a proporsi volontario nel 1917 quando gli Stati Uniti d’America entrano in Guerra contro i nazi-fascisti in Europa. Francis vede la possibilità di staccarsi dalla sua vita e dimenticare ma non viene accettato per via della sua fisicità troppo esile e femminea e per una serie di carenze polmonari di cui soffriva ma viene, però, scelto e addestrato come seconda scelta eventuale. In tutto il 1917 Francis Scott Fitzgerald sarà impegnato in esercitazioni in Kansas e questo lo cambia in profondità. Con il desiderio di sconfiggere la morte inizia a scrivere in modo ossessivo. La guerra è finita e ritorna a New York iniziando a scrivere come giornalista (di giorno) e scrittore (di notte) della propria vita. In questo periodo conosce Zelda Sayre che di lì a poco diventerà sua moglie: una donna molto simile a lui, figlia di un avvocato, abituata agli agi ma affetta da un disturbo bipolare e con la passione del ballo: il Teatro San Carlo di Napoli la volle come ballerina ma lei rifiutò non sentendosi all’altezza. I due decidono di sposarsi ma Zelda si fa promettere da Francis Scott Fitzgerald di mantenere sempre uno stile di vita agiato, in caso contrario la relazione sarebbe finita a prescindere da qualsiasi cosa.

Francis Scott Fitzgerald e la scrittura

Proprio l’accordo con Zelda Sayre (avere una certa ricchezza e mantenerla) diventa la spinta che lo fa impegnare ancora di più a scrivere.

Una delle maggiori critiche che vengono attribuite a Fitzgerald è, appunto, lo scrivere per denaro perché, in tuta onestà, fu proprio questo il motivo principale della sua creatività: non si può non riconoscere la grandissima capacità creativa e linguistica di F.S.F. ma occorre anche dire che lo stesso ricorse molto spesso all’espediente della riscrittura di un romanzo o di un testo già pubblicato. Infatti, approfittando della notevole importanza e richiesta dell’editoria in quel periodo Francis Scott Fitzgerald pubblicò moltissime storie sotto forma di racconti che, in seguito, ripubblicava ricomponendo la trama al completo piuttosto che riscrivere la stessa storia in punti di vista diversi e riproporla per guadagnarci di più. Per concludere su Francis Scott Fitzgerald possiamo certamente ricordare i suoi romanzi più popolari come:

The Great Gatsby

-The strange case of Benjamin Button

-The Beautiful and the Damned

-The last Tycoon

Tutti questi romanzi hanno in comune la depravazione (da un lato) e la tragicità (dall’altro) della vita della cosiddetta Golden Age detta anche Generazione Perduta; perché questa era caratterizzata da uno stile di vita al limite dove l’alcol e le feste erano le costanti di una giornata dopo l’altra, una generazione che si trascinava da una guerra mondiale all’altra.

Il genio e la sregolatezza di Francis Scott Fitzgerald lo portò alla morte per infarto (era un alcolizzato) alla giovane età di 44 anni, qualche anno prima era morta in un tragico incidente nella clinica psichiatrica nella quale era stata internata la moglie Zelda S.

Francis Scott Fitzgerald esprime con i propri successi editoriali la fine del mito americano. Va comunque riconosciuto a F.S. Fitzgerald la grandissima prolificità e abilità tecnica che gli ha permesso di donarci dei capolavori che hanno fissato nell’immaginario uno dei periodi storici più controversi della storia sociale e letteraria.

Ludovica Cassano

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