Air – il grande salto negli anni 80 e ritorno

Anni 80.

Anni 80 ovunque.

Money for Nothing dei Dire Straits apre un’affascinante panoramica degli 80’s. (Sebbene sia leggermente successiva al periodo del film. Ci hai provato, Ben).

Una carrellata retrò di un iconico decennio per cinema, musica, arte.

Annali genitoriali di una paternità certa di ogni cosa viviamo oggi.

Consumismo, marketing estremo, Nike sopra ogni cosa.

Adesso.

Negli anni 80 Adidas e Converse spopolavano e spadroneggiavano nel mercato delle scarpe da basket. Due realtà opposte ma così vicine in un primato che Nike mai avrebbe potuto raggiungere. Baciata già ampiamente dalla fortuna e dal genio del proprio fondatore, Phil Knight, Nike cavalcava l’onda del jogging e si accontentava di ingrassarsi sui passi di milioni di americani.

Come ben sappiamo, qualcosa è cambiato.

E non stiamo parlando di Jack Nicholson.

Tra un Mister T spaccaossa e un Micheal Knight in sella a KITT, un trio di Ghostbusters e un cubo di Rubik buttato lì ci proiettano nella meraviglia più profonda del decennio magico.

Nick Martinelli è solo il non plus ultra di una narrazione vintage che promette spettacolo.

Primo piano per Sonny Vaccaro (Matt Damon) e si decolla.

 

Tarchiato, quarantacinque anni passati a metà tra la consapevolezza di avere qualcosa di unico e la realtà di essersi perso nei meandri della propria specialità.

L’occhio vuole la sua parte e nel caso di Sonny non si può proprio dire che l’abbia. Al contrario, i suoi occhi catalizzano l’attenzione. Sonny vede cose, direbbe qualcuno. In quegli anni 80 dove si respiri successo stelle e strisce anche nei bip di avviso di un fax, qualcosa stride con la missione di Sonny.

Il suo interfacciarsi con il capo/amico Phil (Ben Affleck) ricorda vagamente i teatrini cui i due attori ci abbiano abituato nella realtà. Tra il serio e il faceto è difficile comprendere se e quando facciano sul serio. Forse è proprio questo un tema sinottico su cui il buon Ben abbia pensato di insistere. Un parallelismo tra i due protagonisti che richiami la loro vita insieme.

Così, nonostante una retorica posizionale da principale-agente, il rischio d’impresa esponenziale che Sonny intende far correre a Phil quasi assurge a comicità da avanspettacolo.

Tutti sappiamo che Phil prima o poi cederà, altrimenti non avremmo mai avuto questo film.

La svolta risiede nel come. Nel perché. Il luogo dove la strategia incontri la comicità.

Tra iconiche tute multicolore e dialoghi sempre pungenti, ma mai pedanti, si salta sul treno che parte.

C’è posto anche per i Tangerine Dream, gruppo culto degli 80’s.

Love On a Real Train avvisa i naviganti che il momento è giunto. Si parte.

Per un attimo sembra di stare su quel treno insieme a Tom Cruise e Rebecca De Mornay.

Sognanti, sprezzanti, incoscienti.

Risky Business sarebbe stato un titolo appropriato anche per Air.

Gli anni 80 sono magia, niente è precluso alla generazione X.

Il proseguo dà spazio a una sorta di romanticismo sportivo. I discorsi persuasivi diventano personali, ma non personalistici. Il successo di un idolo sportivo consegnato alla storia passa anche per drammi e vicissitudini, in un decadentismo che non ha mai risparmiato nessuno.

Michael Jordan è il protagonista di una pellicola senza esserlo concretamente.

Come dirà proprio il nostro mascellone Ben Affleck: “ho pensato che fosse più interessante che esistesse al di sopra di tutto e tutti”.

Sempre simpatico e mai banale, Ben Affleck appare a suo agio e molto tagliato nella veste di ragazzone cervellone ma mai cresciuto da quel sornione che impersona per tutto il film.

Poche espressioni, ma degne di nota. La simpatia non gli è mai mancata. La vocazione per la direzione artistica, neanche. Potrebbe essere questa la chiave del successo in accoppiata con Matt Damon, un peso massimo qualunque parte gli venga cucita addosso.

La sua vestibilità attoriale continua a dare spettacolo.

I due sono riusciti a far passare Sonny Vaccaro un’icona Nike nonostante sia passato poi ad Adidas e dopo ancora in Reebok.

Chapeau.

Ps. Non pensate di far correre Sonny. Semplicemente, non accadrà.

No way.

Lorenzo Cuzzani

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